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Ancora dall’USI di Rimini.

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Ancora dall’USI di Rimini.

Con problemi di tossicodipendenza Andrea Franchini da alcuni giorni si trova alla Comunità di Vallecchio, quando in crisi di astinenza  spacca un quadro e il psichiatra responsabile che non è presente, ordina telefonicamente il Trattamento sanitario obbligatorio. La comunità non riesce a gestire in altro modo un ragazzo di 24 anni che pesa 55 kg. Arriva all'ospedale di Pesaro dove rimarrà legato diversi giorni, la sorella riuscirà a vederlo solo entrando con un avvocato e i carabinieri. Inizia il suo calvario della doppia diagnosi, dopo due anni pesa 110 kg. Un giorno si sente male, il medico di base arrivato gli diagnostica una bronchite e gli prescrive punture di antibiotici. La sera fa la puntura, non si sente bene  va a letto, la mattina non si sveglierà, il corpo è ancora caldo, viene tentata la rianimazione ma senza esito. I carabinieri faranno i rilievi del caso.   Un mese dopo la autopsia  (non comunicata e quindi senza perito di parte) il responso certificherà la morte per overdose da alcol e sarà esclusa la possibilità della  reazione letale tra antibiotici e psicofarmaci. In allegato alla perizia  anche le percentuali di alcol che avrebbe bevuto ovvero 1 litro di superalcolici o 3 litri di vino. Questo non corrispondente a verità essendoci due testimoni presenti.

L''unica possibilità e che ci sia stato un voluto o non voluto "errore" nella autopsia o nelle analisi. Ma il punto e l'interrogativo che ribadiamo da 15 anni senza avere risposta è: E' giusto che il sistema sanitario non impari dai propri errori e che si possano riproporre morti, sofferenze e ingiustizie simili?

Ecco forse di questo si dovrebbe parlare, noi lo faremo alla fine di Maggio come ogni anno  quando le istituzioni "spesso purtroppo  con troppe maschere basagliane" parlano di "Igiene e salute Mentale" senza parlare di elettroschock, morti infartati per psicofarmaci, Ritanil ai bambini iperattivi e univoco controllo sociale psichiatrico.

USI Rimini