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Riforma Pubblica Amministrazione. Timbratura

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Riforma Pubblica Amministrazione. Assegno «alimentare» per l’assenteista sospeso.

Ecco le condizioni del Senato sul decreto licenziamenti

Ai dipendenti pubblici pescati a timbrare per poi allontanarsi dall’ufficio va assicurato un «assegno alimentare» dopo la sospensione da lavoro e stipendio, che secondo il decreto attuativo della riforma Madia sul procedimento disciplinare deve arrivare entro 48 ore dai fatti. È una delle condizioni poste dal parere formulato dalla commissione Affari costituzionali del Senato sul decreto anti-furbetti, inserito nel primo gruppo di provvedimenti attuativi della delega sulla Pa dopo il caso Sanremo. I senatori chiedono anche di rivedere il meccanismo del calendario accelerato per le contestazioni, che secondo il rilancio effettuato dal decreto Madia deve portare alla decisione finale entro 30 giorni: i correttivi chiesti da Palazzo Madama hanno il duplice obiettivo di «assicurare il diritto costituzionale di difesa» e di «rendere esplicito il giorno di decorrenza del termine di trenta giorni», per evitare che il taglio dei tempi finisca paradossalmente per creare una procedura incerta e a rischio contenziosi.

Il tema è sempre di attualità, come mostra da ultimo il caso dei 13 dipendenti assenteisti all’agenzia delle Entrate di Asti, e ieri sul decreto è arrivato il via libera anche dalla commissione Bilancio della Camera. Il quadro, però, si completerà solo con il parere della prima commissione di Montecitorio, che ieri ha invece acceso il semaforo verde sul decreto che rivede le regole della Scia.

Sul decreto anti-assentismo, il Senato segue la linea già tracciata dal Consiglio di Stato, e vincola il parere positivo a una serie di «condizioni» sui punti più critici. La prima è legata al riconoscimento dell’«assegno alimentare» al dipendente che viene sospeso da stipendio e lavoro entro 48 ore quando viene colto in flagrante a timbrare senza poi andare davvero in ufficio. L’aiuto, che dovrebbe avere «natura assistenziale e non retributiva», alleggerirebbe un po’ la condizione del dipendente ma per un periodo breve, perché in ogni caso il procedimento disciplinare dovrebbe innescare il turbo e arrivare entro 30 giorni a una conclusione che può prevedere il licenziamento. In fatto di calendario, poi, la commissione chiede di fissare il termine di contestazione e di preavviso, per garantire il diritto di difesa ed evitare incertezze nella procedura.

Tra le «osservazioni», invece, c’è anche quella di rivedere le ipotesi di licenziamento per il dirigente che non contesta l’illecito, e che finirebbe per essere trattato alla pari del dipendente assenteista come già segnalato dai giudici amministrativi.

Ieri dalla prima commissione della Camera è arrivato anche il via libera al decreto che rivede le regole della Scia. Obiettivo del provvedimento è accelerare l’avvio delle attività economiche ed edilizio, attraverso modelli standard per le segnalazioni e le comunicazioni alla Pa, da presentare in via telematica e con risposta in tempi certi. Nel parere, la Camera chiede al governo di rafforzare l’impianto del testo, per evitare il rischio che gli ostacoli cancellati sulla carta tornino a ripresentarsi nella realtà: per far questo, a giudizio di Montecitorio, occorrerebbe un divieto esplicito per la Pubblica amministrazione nel suo complesso di chiedere documentazione ulteriore rispetto a quella indicata nel modulo standard.

Per dare certezze effettive, poi, il decreto dovrebbe fissare i termini di silenzio-assenso, comunicare al cittadino la data di avvio del procedimento, garantire che in caso di trasmissione della comunicazione a un ufficio sbagliato sia la Pa stessa a girare la pratica all’indirizzo giusto e coordinare meglio le regole da seguire nei casi in cui sono necessarie comunicazioni e segnalazioni ulteriori (Scia plurima).

Gianni Trovati – Il Sole 24 Ore – 26 maggio 2016