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Perché complicare le cose?

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Perché complicare le cose?


Mentre ci lecchiamo le ferite della sconfitta perdiamo tempo prezioso e lasciamo l’iniziativa al nemico. Un nemico che da più di trent’anni detta il discorso, la linea e le strategie dei cambiamenti. Un nemico che ha prodotto una rivoluzione culturale, sociale ed economica mai vista prima d’ora. I 45 personaggi, che si sono riuniti nel 1947 a Mont Saint Pellerin seguendo la leadership di Von Hayek e sotto la parola d’ordine “Le idee pesano”, sono riusciti, a partire degli anni ’80, ad impostare il pensiero unico, a convincere mezza umanità che le ideologie erano morte, che non c’era un’altra strada che il libero commercio e la riduzione dello Stato per raggiungere un benessere così esteso che, traboccando dall’alto, poteva sconfiggere la povertà, la fame e l’analfabetismo nel mondo. Oggi si sono impossessati dei mezzi di comunicazione, fondamentalmente delle televisioni, strumenti esenziali per massaggiare i cervelli delle masse, addormentarle ed addomesticarle. Attraverso notizie, opinioni e programmi di basso livello, volgari, privi di qualsiasi spirito critico hanno disciplinato le società, hanno tolto la capacità di reazione ed hanno indirizzato la volontà delle grandi maggioranze verso l’individualismo e l’isolamento.

Ora vediamo che la promessa di benessere generalizzato era un’enorme bugia ben orchestrata. Costatiamo che la riduzione dello Stato ha lasciato tutta la popolazione a mercé dei più potenti, gli unici ad arricchirsi con questo nuovo ordine economico senza regole che ha permesso la privatizzazione dei beni statali. Beni che furono costruiti nel tempo col contributo di tutta la società adesso sono concessi o venduti per poche spicciole ad imprenditori-pirati a cui non interessa per niente far traboccare dall’alto neanche una monetina. In pochi anni, con la complicità dei partiti di una sedicente sinistra trasformista e dei sindacalisti burocrati, si sono persi tutti i diritti che i lavoratori avevano guadagnato in decade di lotta. Lotte che sono costate sangue e morti per ottenere un po’ di dignità nel lavoro. Ê stato un assalto allo Stato per poter varare le leggi che permettessero togliere diritti acquisiti, avviare nuove operazioni commerciali, appropriarsi i beni statali ed organizzare il disciplinamento dei lavoratori ai nuovi metodi di sfruttamento. Eventi che nello sconfitto ordine sociale sarebbero stati delitti punibili col carcere. Così si è imposto unilateralmente un nuovo patto sociale in modo subdolo e criminoso.

Oggi sono “loro” quelli che hanno l’iniziativa. Ci obbligano a seguire, come cagnolini ammaestrati, gli eventi che “loro” producono. E ci tolgono la possibilità di reagire di un altro modo, di prendere il nostro destino nelle nostre proprie mani. Ci tolgono il lavoro, e con ciò la nostra dignità. Ci tolgono la possibilità di educare i nostri figli con un minimo di qualità, e con ciò riducono le opportunità di realizzazione delle generazione future perché viene inculcata l’etica della furbizia e dell’arraffare quel che si può. Ci tolgono la possibilità d’informarci e di formarci un’opinione indipendente, e con ciò ci schiacciano dentro un barile unto di menzogne destinato a nascondere la corruzione dilagante, i furti legali, le truffe in tinta di verità giuridica, la svendita del patrimonio nazionale in odore di mafia.

Per distrarci ci portano a identificarci immediatamente con delle etichette che ci separano per gruppi, apparteniamo ad una tifoseria, ad una categoria, ad una regione, o ad una Nazione. Così, ci mettono sempre contro di qualcun “altro”, immigrante, tifoso, o militante che sia. Basta che si vesta diversamente, che porti i capelli pettinati in un modo diverso, o che la pensi differentemente; oppure che abbia il colore della pelle diverso o che, anche essendo bianco, provenga da un altro Paese o balbetti l’italiano con accento straniero.

Non ci resta che respingere vivamente quest’impostazione. Dire no al razzismo, dire no al fascismo, dire no a questo “pensiero unico”, dire no al “nuovo ordine economico”, significa andare verso la difesa delle cose più semplici: la difesa dell’etica, della dignità umana, della proiezione delle nostre vite verso un futuro più equo e pulito. Non basta oggi dichiararsi “anti” qualcosa, bisogna fabbricare di nuovo i mattoni che permettano la costruzione di una muraglia impenetrabile. La dignità è la materia prima di questi mattoni. Ed i mattoni formeranno i valori che ci daranno l’etica. Abbiamo un sacco di diritti inalienabili per il solo fatto di essere nati. La dignità l’abbiamo per il semplice fatto di essere nati. Una dignità che non può essere né regalata, né concessa, né venduta; che ci appartiene a tutti in ugual misura e peso. Semplicemente perché è un diritto naturale, non può esistere un essere umano più degno di un altro. E malgrado ce l’abbiano insegnato da piccoli, non sono i soldi a far la differenza. È la ragione per cui non possiamo togliere la sua dignità neanche ad un assassino. Ma è anche la ragione per cui non possiamo permettere che ci venga tolta. Non possiamo più seguire leggi che in nome di una “convivenza pacifica”, che con l’intenzione di “affrontare la congiuntura di crisi”, ci obblighino a deporre la nostra dignità. Se non costruiamo questa muraglia fatta d’etica e dignità, perderemo per sempre i nostri diritti naturali. Anzi, perderemo l’unico che ci resta per chiamarci sempre esseri umani. Passeremo, come si è già visto, alla categoria di schiavi sottomessi.

Abbiamo diritto alla rabbia. Abbiamo diritto ad informarci e ad informare, a metterci insieme per insegnare e per imparare. Anzi, abbiamo la necessità di metterci insieme per tutto. Di aggrupparci lasciando di lato le etichette che ci hanno imposto, alzando l’unica bandiera che ci appartiene: la dignità. Dobbiamo farlo per costruire mattoni d’etica, con valori condivisi nonostante le nostre differenze culturali, d’appartenenza, di religione, di provenienza e, fondamentalmente, di genero. Lasciamo di essere “anti” per trasformarci in “pro”.

L’Europa sta per entrare tra poco con pieni titoli nel Terzo Mondo. Dobbiamo imparare dalle lotte degli indigeni del Sudamerica, dobbiamo saper guardare, con molta attenzione, cosa succede in Cina e nell’India. Dobbiamo porci delle domande precise, se non vogliamo subire quello che hanno già subíto altri popoli. Italia seguirà tra poco la stessa sorte della Grecia, l’euro si sgretolerà e verranno tempi da svalutazioni e di sfruttamento selvaggio. “Loro” vogliono che impariamo ad arrangiarci come possiamo, individualmente. Seguire questa logica significherebbe una lotta all’ultimo sangue tra poveri. “Loro” dicono che la popolazione mondiale è eccessiva, che avanzano almeno due miliardi di persone. Dicono e pensano che questi “inutili” della Terra devono scomparire, e “loro” prevedono che le carestie, le guerre, e le malattie, da poco a poco, le elimineranno. Non dobbiamo credere che, perché siamo “europei”, saremo fuori di questo programma. L’Europa è un continente vecchio e sovraffollato, con una cultura millenaria, perciò “loro” prevedono l’addomesticamento della popolazione per farci accettare il disastro. Creano fantasmi e conflitti inesistenti, ci impauriscono con la figura dell’immigrato che ci viene a rubare il lavoro, concimando il terreno perché possa generarsi la guerra tra poveri e possano scomparire anche qui questi “inutili” emarginati ingombranti.

Così, se ci dichiariamo “anti”razzisti, stiamo accettando che il razzismo esiste, quando il concetto corretto è che il razzismo non esiste: viene chiamato “razzismo” semplicemente l’avversione contro qualcuno a cui vogliamo mettere le catene. È semplicemente l’atteggiamento di uno che si crede più potente o che pretende di avere più diritti per negare ad un altro i propri diritti. E questo tipo qua non è un razzista, è un figlio di puttana (con tutto il rispetto per le lavoratrici del sesso). Essere oggi “anti”clericale significa accettare che esista una categoria che possiamo etichettare come “clericale”. Anche questo è sbagliato, la cosiddetta categoria “clericale” è composta di altri figli di puttana (sempre con il dovuto rispetto alla categoria delle lavoratrici del sesso, che non hanno colpa di quello che fanno i loro figli) che vogliono impedirci di essere padroni del nostro proprio corpo, della nostra morale e della nostra propria spiritualità. Essere “anti”fascista è accettare un’altra etichetta sotto la quale si aggruppano altri figli di puttana che vogliono impedirci pensare con la propria testa ed imporci un ordine ed una legalità basata nell’ubbidienza cieca ai dettati di un sedicente capo.

La dignità è l’unica forza che abbiamo per combattere questi figli di puttana. È l’unica eredità che lasceremo. Non possiamo perderla. Dobbiamo con essa costruire i valori etici che potremo tramandare. Valori etici che ci permetteranno di costruire Giustizia, uguale per tutti e non solo per alcuni. Valori che ci permetteranno resistere meglio allo tsunami che arriverà tra poco. La dignità, l’etica, la Giustizia e la solidarietà ci permetteranno di proporre idee innovative (forse riscattate da vecchie idee, nascoste oggi sotto le pieghe di una Storia scritta da un’elite profittatrice) che ci permetteranno di costruire un mondo migliore e diverso. Un mondo migliore e diverso che non sorgerà se rimaniamo soli od in gruppi separati, se non ci uniamo accettando che le nostre differenze possano arricchire le nostre vite. 
ALBERTO DI GIUSTO
Udine, 18-4-2010