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W la giornata dell'8 marzo,
Ultimo aggiornamento Mercoledì 14 Febbraio 2024 11:26 Scritto da Sandro Mercoledì 14 Febbraio 2024 11:21
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W la giornata dell'8 marzo,
Chiamiamo ad esserci le operaie, le lavoratrici in lotta o che vogliono lottare, che stanno subendo pesanti attacchi al posto di lavoro, al salario, insieme a discriminazioni, pressioni e molestie, offese sessuali, maschiliste, a prendere loro in mano lo sciopero delle donne, l'importante giornata dell'8 marzo, perchè diciamo chiaro che a fronte di una vita di oppressione, di pena continua, di attacchi ai nostri diritti, di violenze sessuali, femminicidi, niente di meno di una rivoluzione contro questo marcio sistema capitalista
Chiamiamo ad esserci le donne combattive, le ragazze ribelli, le compagne rivoluzionarie che odiano questo Stato, il governo: Il fascismo di cui è impregnato ora nel nostro paese il governo Meloni produce un moderno patriarcalismo, maschilismo, che non può essere combattuto dalle "anime belle" dell'opposizione parlamentare, ma dalla furia delle "donne pericolose".
Chiamiamo ad esserci le donne, ragazze palestinesi che portano nelle manifestazioni nel nostro paese la loro forte, indomabile resistenza espressione di tutto un popolo, per fare insieme uno 8 marzo speciale, per lottare unite contro lo stato di Israele, il governo italiano imperialista complice, perchè dobbiamo rovesciare questo mondo di morti viventi, guerrafondai bavosi di sangue di donne, bambini, perchè dobbiamo costruire un nuovo mondo e le donne portano una marcia in più in questa lotta.
Chiamiamo, per tanto altro ancora...
MFPR
Piana di Gioia Tauro
Ultimo aggiornamento Mercoledì 07 Febbraio 2024 14:43 Scritto da Sandro Mercoledì 07 Febbraio 2024 14:34
Piana di Gioia Tauro: Ancora apartheid.
Comitato lavoratori delle campagne
Case vuote by
Nella Piana di Gioia Tauro si è nel pieno della stagione di raccolta degli agrumi, e manco a dirlo la situazione abitativa dei lavoratori immigrati delle campagne non è cambiata: container e tendopoli ormai fatiscenti, come pure gli insediamenti informali che sorgono in luoghi abbandonati, rimangono gli unici posti disponibili sia per gli stagionali che per gran parte degli stanziali. Dei fondi del PNRR, che sarebbero dovuti servire per rendere agibili e finalmente aprire le case del Villaggio della solidarietà e di Contrada Serricella (in foto, pronte da anni e mai usate), non si sa niente.
Il comune di San Ferdinando ne ha sicuramente speso una buona parte per rinnovare il sistema elettrico della tendopoli: adesso ogni tenda ha una presa per la corrente, ma si resta pur sempre in tenda.
Per non parlare del campo container di Taurianova (o "Borgo Sociale", come l'hanno chiamato) pronto dal 2022 ma tuttora inaccessibile a chi vive nei casolari abbandonati proprio a fianco, anche perché per accedervi vengono richiesti permesso di soggiorno e contratto di lavoro, come in tanti altri campi di stato in Italia. Requisiti assurdi da chiedere a persone che vivono e lavorano in queste condizioni proprio perché spesso privi di documenti.
A questa sempre più drammatica e paradossale situazione si aggiungono gli ostacoli che l'amministrazione locale pone continuamente di fronte alle persone immigrate: in molti segnalano ad esempio di aver ricevuto dai comuni di Rosarno e San Ferdinando una carta d'identità della durata di tre anni soltanto, cartacea. La carta d'identità triennale però, per legge, va rilasciata solo ai richiedenti asilo, cioè a chi ha fatto richiesta di protezione internazionale ma ancora non ha ricevuto una risposta. I titolari di protezione internazionale, invece, così come i titolari di ogni altro tipo di permesso di soggiorno, devono ricevere la carta d'identità della durata di dieci anni, elettronica.
- La vecchia carta d'identità cartacea di per sé comporta non pochi problemi, perché non viene più riconosciuta in molti uffici, e non dà accesso ai servizi digitali dell'amministrazione pubblica: in molti lamentano di non poter neanche recarsi alle poste con questa carta d'identità, che il sistema non riconosce come valido. Difficoltà che sono conseguenze di leggi razziste, fatte per limitare il più possibile l'accesso ai servizi alle persone immigrate. Questa discriminazione operata da alcuni comuni della piana di Gioia Tauro poi, che non rilasciano la carta d'identità decennale elettronica anche a chi invece dovrebbe averla per legge, è un palese abuso, che costringe le persone a rivolgersi ad altri comuni della provincia più lontani, o in mancanza di mezzi e di conoscenze, a restare senza carta d'identità.
- Senza contare che gli stessi comuni spesso si rifiutano di rilasciare il certificato di residenza persino a chi vive nelle tende e nei container "ufficiali", così come accade in altri campi di stato in Italia.
- Il comune di Rosarno, ad esempio, nega l'iscrizione anagrafica a chi vive nel campo container di contrada Testa dell'Acqua in virtù del loro prossimo trasferimento nelle case del Villaggio della solidarietà: trasferimento di cui però i diretti interessati non sanno niente, e che viene rimandato da anni.
Contro queste assurdità le persone nella piana di Gioia Tauro hanno più volte protestato, dimostrando ancora una volta quanto la condizione di irregolarità giuridica delle persone che vivono in queste aree sia alla radice del sistema di sfruttamento del lavoro. Eppure anche se la mancanza di manodopera in settori chiave dell'economia, tra cui l'agricoltura, è ormai cronica, sulla regolarizzazione delle persone immigrate che ci lavorano e senza le quali questi settori non riuscirebbero a funzionare non si dice più nulla. Anzi, i decreti legge degli ultimi anni hanno ridotto drasticamente le possibilità di ottenere un permesso di soggiorno per chi arriva nel nostro paese o per chi già ci vive da anni senza documenti, e le magre cifre dei decreti flussi non solo non si avvicinano nemmeno a quelle richieste dai datori di lavoro, ma sembrano fatti apposta per non funzionare e creare altra irregolarità. Intanto, nei campi di stato per le persone immigrate e nei centri per il rimpatrio stracolmi si susseguono le proteste e le rivolte contro le torture e le deportazioni. Solo due giorni fa un ragazzo è morto nel CPR di Ponte Galeria, a Roma: un morto di più sulla coscienza di un governo cieco e razzista che continua a gestire l'immigrazione con la repressione.
Dai campi della Calabria all'Italia intera le richieste restano invariate: documenti per tutt*, un corretto utilizzo dei fondi europei e statali che risponda alle esigenze dei diretti interessati; case e non container o tende, contratti giusti, libertà.
Piana di Gioia Tauro
assembleaproletariaanticapitalista
Germany, FAU: PORTARE LA VOCE DEL SINDACATO NELLE PROTESTE
Scritto da Sandro Mercoledì 31 Gennaio 2024 14:45
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Date: 31 Jan 2024
Germany, FAU, direkte aktion: PORTARE LA VOCE DEL SINDACATO NELLE PROTESTE
Sofie Legutke fa parte dell'iniziativa Green Trades del sindacato di base Unione Libera dei Lavoratori (FAU), che negli ultimi giorni ha preso parte alle proteste dei contadini. Peter Nowak le ha parlato. ---- Perché sostenete le proteste degli agricoltori? ----- Perché noi stessi siamo lavoratori agricoli e conosciamo la difficile situazione delle piccole e medie aziende agricole. Non si tratta più solo di diesel agricolo. Si tratta di una politica che da decenni danneggia le aziende agricole, sfruttando i lavoratori stagionali e promuovendo il settore agricolo e gli investitori non agricoli.
Come è stato esattamente questo supporto negli ultimi giorni?
Abbiamo partecipato a varie proteste in tutta la Germania per mostrare solidarietà ai colleghi e avvicinare le nostre preoccupazioni alla gente della città. Ma anche per mostrare una posizione chiara contro i tentativi di appropriazione da parte della destra ed esprimere il nostro disappunto quando le forze conservatrici vogliono incoraggiare le persone colpite a "dimettersi".
Molti media sottolineano che alle proteste prendono parte anche gruppi di destra. Hai notato qualcosa a riguardo?
Sì, abbiamo potuto osservarlo in alcuni posti. In Sassonia, ad esempio, sono i "Liberi Sassoni" che cercano di prendere in mano la protesta, ma le loro proteste hanno poco a che fare con l'agricoltura. La questione se l'appropriazione da parte di destra abbia successo varia molto a livello locale; fortunatamente molte persone prendono chiaramente le distanze.
Si sostiene spesso che i tagli che hanno portato alle proteste abbiano senso per ragioni ambientali. Perché dovresti ancora sostenere le proteste?
La motivazione dietro i tagli non era quella di promuovere i metodi di agricoltura biologica, ma di colmare il divario di bilancio. Risparmiare sugli armamenti o imporre una tassa sul cherosene sarebbe stato rispettoso del clima. Inoltre, non esistono quasi alternative a cui gli agricoltori possano rivolgersi. Sono proprio le piccole imprese a portare diversità. Se ci fossero state ragioni ecologiche, i suggerimenti della commissione Borchert e della futura commissione per l'agricoltura non sarebbero stati ignorati. Stiamo invece osservando uno sviluppo costante dell'agricoltura verso un'industria agricola.
Molte persone, anche provenienti da altri paesi, sono impiegate nel settore agricolo, spesso in condizioni precarie. Che ruolo giocano queste persone e le loro rivendicazioni nelle proteste?
Vediamo che soprattutto le grandi aziende assumono lavoratori stagionali che lavorano in condizioni terribili. Sfortunatamente, finora i loro interessi non hanno avuto alcun ruolo. In alcuni luoghi c'è addirittura un sentimento contro i loro diritti. La tendenza generale va verso le grandi aziende, un maggior numero di lavoratori stagionali, una crescente precarizzazione e condizioni di lavoro sempre più sfavorevoli.
Siamo solidali con tutti i lavoratori dipendenti e vorremmo vedere un impegno più chiaro a favore degli interessi di tutti i lavoratori stagionali!
A scendere in piazza sono soprattutto le aziende agricole e non i braccianti?
Entrambe le parti stanno attualmente scendendo in piazza; i trattoristi impiegati guidano i numerosi trattori nelle città. Ma è tutta una questione di prospettiva aziendale e non bastano gli interessi dei dipendenti. Per questo cerchiamo di portare la nostra voce come sindacalisti nelle proteste e di organizzarci meglio. Tuttavia, la nostra situazione non migliorerà finché non migliorerà anche la situazione delle piccole e medie imprese, che sono massicciamente spinte all'autosfruttamento e allo sfruttamento esterno; coloro che devono investire a causa della pressione sull'efficienza e delle esigenze costantemente nuove dei politici, sono indebitati.
Come riassumeresti le tue esperienze durante le proteste finora?
È un evento dinamico con grandi differenze locali in termini di demarcazione dalla destra, ma anche in termini di composizione dei manifestanti. Riteniamo che gli orientamenti politici siano piuttosto
contrastanti: ci sono posizioni anticapitaliste, altre sono sia di destra che di sinistra. Ma la presenza dell'ambiente di destra è decisamente evidente.
Quale ulteriore supporto stai pianificando?
Ci impegneremo dove riteniamo che sia giusto, lotteremo per gli interessi della nostra classe e mostreremo una posizione chiara contro la destra! Parteciperemo sicuramente a molte altre proteste. Ci trovate anche il 20 gennaio. alla demo annuale "We're stufi" a Berlino!
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