Comunicati Milano
Intervento RSU al tavolo Bilancio
*Tavolo Bilancio 30/05/2022*
Intervento della RSU USI al comune di Milano.
"Nostra sintesi dell'Intervento del responsabile del comune"
Raggiunto il pareggio di bilancio (grazie ai trasferimenti da Roma).
L'idea di fondo è il contenimento della spesa considerato che la pandemia ha generato mancati introiti.
Tuttavia continueranno ad esserci numeri assunzionali importanti (non specificati quali) ma verranno spalmate in maniera equilibrata nel triennio in modo da garantire equilibrio dei conti osservando l'andamento del bilancio, con particolare riferimento alle entrate.
Se il bilancio non verrà approvato in Consiglio Comunale a causa degli emendamenti dei consiglieri, si entrerà (auspicabilmente per pochi giorni) in gestione provvisoria, con spesa autorizzata in dodicesimi.
*sintesi ntervento*RSU USI al comune di Milano.
Ringrazio il dott. Colangelo per averci illustrato il bilancio di previsione 2022/2024. Già i colleghi hanno auspicato che vengano accantonate le somme necessarie per il pagamento arretrati contrattuali e per il rispetto del piano assunzionale.
Io vorrei soffermarmi su altri aspetti delle spese per il personale che sono:
1) fornitura arredi personale in smart working
2) fornitura pc
3) rimborsi spese connessione
4) buono pasto tout court
5) buono pasto in smart working
- la legge di Bilancio 2022 (l. n. 234/2022) ha consentito il regime di esenzione fiscale di 258,23€ a dipendente, nel caso di attivazione da parte del datore di lavoro dell’acquisto di tavoli e sedie ergonomiche per i dipendenti. Questa è una forma di retribuzione non in denaro che viene concessa dalle aziende ai dipendenti e costituisce una quota di welfare aziendale esentasse e completamente deducibile. L’azienda ha due possibilità: acquistare direttamente sedie, scrivanie o pc portatili consegnandole a domicilio ai suoi dipendenti che fanno smart working, deducendo poi le spese sostenute; ovvero utilizzare piattaforme di welfare ad hoc per distribuire i voucher ai dipendenti che possono poi spenderli in locali convenzionati. Sarebbe un vero peccato che l’amministrazione non ne usufruisse neanche quest’anno, dopo aver già perso l’opportunità di usufruire, durante la pandemia, di un beneficio di importo raddoppiato (516,45€ per il 2021), tanto più che dotando i dipendenti di tavoli o sedie ergonomiche si garantirebbe il rispetto della sicurezza sancito dal decreto 81/2008.
- Voglio inoltre ricordare che, con i nuovi accordi di lavoro agile è diventato un obbligo del datore di lavoro provvedere alla fornitura progressiva ai dipendenti di pc portatili (comuni ben piu piccoli e peraltro in dissesto economico come quello di Reggio Calabria, li hanno già forniti a tutti i 700 dipendenti usufruendo dei fondi del PON METRO rivolto a tutte le citta metropolitane! Quindi anche a Milano…).
- Voglio far presente che, in smart working, a seguito di un problema al mio pc personale, mi è stato risposto per iscritto dai tecnici informatici, testuali e parole “noi non forniamo assistenza su pc personali”, salvo poi, avere comunque la risoluzione del problema grazie alla gentilezza personale di un operatore. Ricordo inoltre che è bene per l’amministrazione dotare i dipendenti di adeguata strumentazione per garantire la sicurezza aziendale che può essere minacciata in qualsiasi momento! Anche in questo caso, dopo aver subito l’attacco di un virus, ho dovuto provvedere a mie spese all’installazione dell’antivirus. A nome di USI, chiedo quindi che, come già fatto da Regione Lombardia e Università Statale di Milano, anche il Comune di Milano acceda ai fondi previsti dalla Legge di Bilancia e, se ancora possibile, ai fondi del PON Metro..
- Per quanto riguarda i rimborsi sulle spese di connessione per i dipendenti in smart working cito la risposta all’interpello 371 del 24/05/2021 dove l’Agenzia delle Entrate chiarisce che sono dovuti. Infatti l'abbonamento al servizio di connessione internet, risulta sostenuto per soddisfare un’esigenza del dipendente legata alla modalità di prestazione lavorativa in smart working, e, anche in questo caso, il sostenimento di detti costi possono essere assimilati alle “Spese per prestazioni di lavoro” e come tali sono da ritenere deducibili ai sensi dell’art. 95, comma 1 del TUIR.
- Buono pasto: Prevedere un rimborso di soli 6,57€ + iva 10% per un pasto completo costituito da 1 primo, 1 secondo, 1 contorno, pane, 1 frutto, caffè e bibita significa non volere fare i conti con la realtà delle cose e i costi insostenibili per gli esercenti! Godere della pausa pranzo è diventato impossibile perché moltissimi locali convenzionati hanno tolto la convenzione! Come USI chiediamo pertanto che venga riconosciuto un buono cartaceo da 5,29, (così come avviene negli altri comuni d’Italia) o elettronico da 7€ (come avviene in tantissimi altri enti es. INPS), spendibile, a discrezione del lavoratore, presso qualunque ristorante o supermercato che accetta i suddetti buoni. Qui sono stata bloccata ma vi riporto il resto dell'intervento che avrei fatto.
- buono pasto in smart working. Con gli interpelli n. 123 del 22 febbraio 2021, n. 956-2631/2020 della Regione Lazio, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che il riconoscimento dei buoni pasto ai dipendenti che svolgono l'attività lavorativa in modalità di lavoro agile non concorre alla formazione del reddito di lavoro dipendente, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, lettera c), del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir). La motivazione di tale regime fiscale di favore – si legge nel provvedimento dell’Agenzia che richiama la precedente risoluzione 118E/2006 – è ispirato dalla volontà del legislatore di detassare le erogazioni ai dipendenti che si ricollegano alla necessità del datore di lavoro di provvedere alle esigenze alimentari del personale che durante l'orario di lavoro deve consumare il pasto. L’Agenzia specifica, infine, che nei confronti dei lavoratori in smart working il datore di lavoro non è tenuto ad operare la ritenuta a titolo di acconto Irpef, prevista dall'articolo 23 del D.P.R. n. 600/ 1973, sul valore dei buoni pasto fino a euro 4, se cartacei, ovvero euro 8, se elettronici. Tali pronunce quindi danno un fondamento al riconoscimento del buono pasto anche in smart working, non rilevando la sede dello svolgimento dell’attività lavorativa o l’orario della prestazione. Sommando i dipendenti che non usufruiscono del pasto perché impossibilitati a recarsi presso i sempre meno locali convenzionati, immaginando che siano 7.000 sui 14.000 circa complessivi, ho fatto una stima approssimativa dei risparmi che si sono generati per l’amministrazione e che equivalgono a 7.700.000€. Per questi motivi, come USI chiediamo che venga riconosciuto il diritto al godimento del buono pasto anche in smart working.
Non mi sono state date risposte soddisfacenti alle richieste fatte...Cio nonostante noi non molliamo...e continueremo ad insistere!
RSU USI
Maria Rosa Guida
“Boom di dimissioni dal Comune di Milano”
Dai Sindacati:
“Boom di dimissioni dal Comune di Milano”
Fuga dal Comune di Milano, con dimissioni di neoassunti a Palazzo Marino. Attirati da pubbliche amministrazioni che offrono stipendi migliori o da città con un costo della vita più basso rispetto a quello, alle stelle, di Milano.
Un fenomeno denunciato dal sindacato USI, che ha raccolto alcune testimonianze.
“Sono molte decine i neoassunti coi numerosi concorsi che si sono succeduti dal 2017 ad oggi – spiega – che stanno presentando le dimissioni dopo aver vinto concorsi in altre città. Un fenomeno che sta assumendo contorni e cifre preoccupanti, lasciando scoperte molte posizioni”.
Il sindacato riporta anche le preoccupazioni di una dirigente di Palazzo Marino rimasta senza “funzionarie già formate”, e il racconto di una ventiseienne, laureata in Giurisprudenza e ormai ex dipendente del Comune. “Chi me lo fa fare di restare a Milano?”, spiega. “Con lo stesso stipendio qua ero in condivisione a 500 euro per una stanzetta in periferia, mentre a Firenze con la stessa cifra abito in una casa da sola. In 10 minuti a piedi sono in centro”.
Un altro giovane spiega invece di aver rassegnato le dimissioni dopo aver visto un concorso al ministero dell’Interno, che offre “400 euro nette in più al mese per la stessa qualifica”.
Durante i video incontri con l’amministrazione, spiega l’USI, molti delegati sindacali “avevano chiesto concorsi meno selettivi e più aderenti alle vere necessità del comune, quelle che i neoassunti avrebbero incontrato di lì a qualche mese”. Una possibile soluzione per scongiurare la fuga da Milano, sull’onda di un fenomeno che riguarda anche altre pubbliche amministrazioni.
Il personale della giustizia assunto a Milano, infatti, cerca di tornare verso le regioni d’origine, chiedendo il trasferimento in altri uffici giudiziari e creando quindi un vuoto di organico.
Stessa musica anche all’Ispettorato del lavoro, dove dimissioni e trasferimenti rischiano di vanificare le misure per rafforzare gli organici a Milano.
la” Riforma” della Pubblica Amministrazione
Milano 16 magio 2022
la” Riforma” della Pubblica Amministrazione e i Sevizi Anagrafici del Comune di Milano.
La nuova Riforma della Pubblica Amministrazione annunciata dal Ministro Brunetta ha come finalità la centralizzazione digitale e la precarietà del lavoro.
La centralizzazione digitale si avvarrà:
1) del PSN (Polo Strategico Nazionale) una infrastruttura telematica che consentirà di “abilitare e accelerare il processo di migrazione dei servizi e dei dati dalle amministrazioni centrali (circa 200) e locali” verso un cloud nazionale, gestito da un gruppo di imprese private guidate da TIM;
2) dell’ADP ovvero dell’Anagrafe Digitale Nazionale dei dipendenti pubblici (leggi: schedatura);
3) dell’ANPR (Anagrafe Nazionale delle Persone Residenti), che consente di scaricare certificati da un portale nazionale realizzato da SOGEMI (che, come un Grande Fratello), diverrà un formidabile strumento di controllo ad uso del Ministero dell’Interno;
4) dell’INPA, portale di reclutamento della P.A. realizzato (gratuitamente?!) da Microsoft e destinato in un futuro a regolare la domanda e l’offerta di lavoro pubblico.
Le amministrazioni pubbliche finiranno per essere legate mani e piedi da un lato a infrastrutture centralizzate statali e alle inevitabili compatibilità politiche e finanziarie, riducendo drasticamente le attività degli organismi e comitali locali, dall’altro concederanno ai privati che vi collaborano grandi opportunità di abuso dei dati e persino di ricatto commerciale.
Per quanto riguarda le assunzioni i numeri si sono ulteriormente ridotti, anche tenendo conto di quelle legate al PNRR e comunque si tratta di assunzioni a tempo determinato e di incarichi di collaborazione; anche la stessa possibilità per le amministrazioni di poter bandire concorsi pubblici a tempo indeterminato si fa sempre più remota in seguito alle condizioni finanziarie in rosso delle stesse pubbliche amministrazioni.
All’assunzione a tempo pieno e indeterminato di personale competente nei vari rami della pubblica amministrazione, il Ministro “riformatore” con l’accondiscendenza dei sindacati concertativi e di governo preferisce la collaborazione con tecnici e professionisti privati esterni, alieni da qualsiasi idea di servizio pubblico elargendo somme enormi (quasi un miliardo di euro) a favore di partner privati, aziende e università sperando in tal modo di formare i nuovi dirigenti, traendoli dalle qualifiche più basse (la maggior parte con età avanzata).
Noi dobbiamo mobilitarci affinché queste risorse, oltre a quelle non quantificabili per realizzare il resto della Riforma, vengano impiegati in un vero programma di investimenti nel lavoro pubblico al servizio delle comunità locali, anziché dello stato centrale e dei privati;
opporci al centralismo strisciante e all’iperburocrazia digitale, perché l’accesso agli strumenti informatici sia il più agevole possibile e che questi stessi strumenti siano sottoposti al pieno controllo degli Enti Locali e dei cittadini associati;
imporre assunzioni a tempo indeterminato quale strumento efficace per contrastare la disoccupazione e assicurare una qualità di vita e servizi dignitosi.
Per quanto riguarda i servizi anagrafici del Comune di Milano:
- L’obbligatorietà della prenotazione tramite 020202 oppure on line o tramite privati (edicole, tabacchi, bar) per ottenere certificazioni anagrafiche e anche per prenotare il tanto agognato appuntamento in una sede anagrafica, si tratti di CIE, residenze rettifiche o altro, non risolve affatto le problematiche di una non certo eccellente erogazione dei servizi ai cittadini, né agevola il lavoro degli operatori dell’anagrafe siano essi addetti al front office (sportelli) che al back office (uffici interni) e dei commessi addetti all’accoglienza.
- L’efficientamento e la dematerializzazione (da un’intervista alla ns. Assessora apparsa sulla Repubblica il 19 aprile: Certificati da prenotare all'anagrafe le code diventano solo virtuali), in realtà risultano estranei alla realtà, e lo sono in particolare per quei cittadini che inoltrano on line un’istanza di residenza (siano essi italiani e/o stranieri provenienti dall’estero e/o da altri comuni italiani) e/o cambi di indirizzo all’interno del Comune di Milano. Di fatto trascorrono ben oltre i 45 giorni entro cui dovrebbe chiudersi l’iter procedurale (si arriva anche ai 100 giorni) e i cittadini che non conoscono l’esito della pratica, della eventuale necessità di integrarla o addirittura del rigetto della stessa, si vedono costretti a prendere un appuntamento, non certo a breve per venire agli sportelli e chiedere lumi. Non si possono obbligare i cittadini a usare strumenti informatici se poi le istanze non vengono lavorate nei tempi previsti dalle procedure.
- Nel giro di pochi anni i lavoratori dell’Anagrafe sono calati del 20% tra pensionamenti e trasferimenti in altri settori. Ad eccezione della sede centrale di Via Larga le sedi anagrafiche decentrate e di periferia vedono operativi il 60/70 % delle postazioni a causa di mancanza di personale, situazione ancora più critica in occasione di assenze dovute a L.104, malattie, permessi, a vario titolo e per cui i lavoratori presenti accolgono oltre ai cittadini con la prenotazione, anche cittadini che con comprovate ed urgenti motivazioni si presentano agli sportelli senza prenotazione.
La mancanza di personale riguarda anche gli impiegati degli uffici interni.
Va inoltre segnalato anche il lavoro dei commessi che provenienti dalle scuole dell’infanzia a causa dell’affidamento dei servizi ai privati, svolgono la loro prestazione senza un’adeguata preparazione e non si spiega neanche il motivo per cui continuano a dipendere dal settore di provenienza.
Possiamo quindi sostenere che la digitalizzazione dei servizi tanto pubblicizzata come una rivoluzione, tale non è.
4) In ultimo, ma non certo perché meno importante, quel che riguarda i profili professionali e le categorie in cui sono inquadrati gli operatori degli sportelli delle sedi anagrafiche. Agli ufficiali di anagrafe che operano agli sportelli per le cui mansioni dovrebbe corrispondere un profilo professionale di istruttore amministrativo (livello C1) corrisponde invece un livello professionale di collaboratore amministrativo (livello B3) e il livello professionale di esecutore amministrativo (livello B). I responsabili di delegazione cui spetta la gestione del lavoro, i rapporti con i colleghi, con il pubblico, nonché con i superiori e cui dovrebbe corrispondere un livello D1, sono in realtà inquadrati con un livello C1 e anche con un livello B3.
Ebbene noi riteniamo pertanto che:
si proceda da subito a nuove assunzioni;
si trovino le modalità per cui ogni lavoratore venga inquadrato ad un livello di categoria effettivamente corrispondente alle mansioni svolte;
i commessi passino al settore Servici Civici e
si attivino per tutti, corsi di formazione e di aggiornamento oltre a corsi di lingue straniere.
Saverio Russo
Unione Sindacale Italiana –
Sezione Comune di Milano
Altri articoli...
Pagina 6 di 62