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Tenuta economica della Russia

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Scritto da Sandro Martedì 20 Giugno 2023 14:12

I fattori dietro la (sorprendente) tenuta economica della Russia

di Giacomo Gabellini

L’offensiva militare, economica, finanziaria e commerciale scatenata dal cosiddetto “Occidente collettivo” contro la Federazione Russa nasce da una palese sottovalutazione «della coesione sociale della Russia, del suo potenziale militare latente e della sua relativa immunità alle sanzioni economiche». L’intera campagna sanzionatoria imposta da Stati Uniti ed Unione Europea, in particolare, si fondava sulla previsione che la Russia non sarebbe stata in grado di reggere un lungo periodo di pressione economica e finanziaria esterna, in virtù della debolezza strutturale, dell’arretratezza e degli squilibri che caratterizzano il suo sistema produttivo.

I dati indicano che, alla fine del febbraio 2022, la Russia registrava un debito pubblico corrispondente ad appena il 12,5% del Pil, una posizione finanziaria netta fortemente positiva e riserve auree pari a circa 2.300 tonnellate. L’oro riveste una rilevanza particolare, trattandosi del tradizionale “bene rifugio” che tende sistematicamente a rivalutarsi proprio in presenza di congiunture critiche come quella delineatasi per effetto dell’attacco all’Ucraina. Stesso discorso vale per tutte le commodity di cui la Russia è produttrice di primissimo piano, dal petrolio al gas, dall’alluminio al cobalto, dal rame al nichel, dal palladio al titanio, dal ferro all’acciaio, dal platino ai cereali, dal legname all’uranio, dal carbone all’argento, dai mangimi ai fertilizzanti.

L’incremento combinato dei prezzi delle materie prime e dei prodotti raffinati i cui mercati risultano fortemente presidiati dalla Federazione Russa – la cui posizione si è ulteriormente rafforzata con l’incorporazione dei giacimenti di carbone, ferro, titanio, manganese, mercurio, nichel, cobalto, uranio, terre rare di vario genere e idrocarburi non convenzionali presenti nei territori delle repubbliche secessioniste di Donec’k e Luhans’k – ha per un verso penalizzato enormemente la categoria dei Paesi importatori netti, in cui rientra gran parte dell’“Occidente collettivo”.

Per l’altro, ha assicurato alla Russia un volume di proventi talmente imponente da attenuare in maniera sensibile l’impatto dirompente prodotto dal congelamento delle riserve russe detenute presso istituzioni finanziarie estere.

I settori dell'economia russa ad alto valore aggiunto

Le principali categorie merceologiche di cui si compone l’export russo (petrolio, gas, materie prime, prodotti agricoli) delineano i contorni di un’economia non all’avanguardia, ma il discorso cambia completamente se si tengono in debita considerazione sia le punte di eccellenza raggiunte dal Paese in campo nucleare, aerospaziale, informatico e militare, sia il volume assai considerevole di entrate assicurato allo Stato dalla vendita all’estero di macchinari ed equipaggiamenti. Le attuali economie avanzate, strutturatesi nella forma odierna sulla base degli indirizzi strategici affermatisi a partire dagli anni ’80, poggiano soprattutto su attività ad alto valore aggiunto riconducibili al settore terziario, che apportano un contributo alla formazione del Pil di gran lunga superiore a quello assicurato dai comparti ricompresi nei settori primario e secondario. Nelle economie moderne, servizi finanziari e assicurativi, consulenze, nuovi sistemi di comunicazione e design risultano predominanti rispetto ad agricoltura, manifattura, estrazione di idrocarburi e minerali.

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Un Paese come gli Stati Uniti può quindi contare sul colossale apporto alla “produzione di ricchezza” fornito dalle spese sanitarie gonfiate a dismisura, dalla crescita esorbitante delle cause legali fittizie che arricchiscono interi eserciti di avvocati, dal sistema carcerario privatizzato che fa lobby al Congresso per ottenere leggi in grado di garantire il maggior numero di detenuti possibile, ecc.

Alcuni economisti sia europei che statunitensi si sono addirittura spinti a sostenere l’integrazione della prostituzione e del traffico di stupefacenti nel paniere dei servizi che concorrono alla formazione del Pil.

I (veri) dati dell'economia russa

Se, come evidenziano i dati della Banca Mondiale, in termini di Pil nominale l’economia russa (1.779 miliardi di dollari nel 2022) risulta paragonabile per dimensioni a quella italiana (2.108 miliardi), sotto il profilo della parità di potere d’acquisto (4.808 miliardi, contro i 2.741 dell’Italia) tende invece ad avvicinarsi a quella tedesca (4.848 miliardi). Ma, evidenzia l’economista Jacques Sapir, neppure il Ppa riflette appieno la rilevanza della Federazione Russa, i cui vantaggi strategici connessi a “stazza”, posizione geografica e struttura economica a trazione agricolo-industriale-edilizia le conferiscono una capacità di resistenza pressoché inconcepibile per ogni altro Paese.

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L’economia della Russia, che con una popolazione universitaria di 2,2 volte inferiore rispetto a quella degli Stati Uniti forma il 30% di ingegneri in più, si incardina infatti su produzioni fondamentali, perché necessarie alla soddisfazione dei bisogni primari. Idrocarburi, metalli, cereali, fertilizzanti, mangimi sono risorse imprescindibili per garantire riscaldamento e sicurezza sia alimentare che energetica.

Condizioni assicurate in periodi di stabilità, ma che divengono improvvisamente vacillanti in presenza di congiunture geopolitiche altamente conflittuali, in cui si riscopre il primato di petrolio, gas, alluminio, nichel, grano, ecc. rispetto a tutto il resto. La rivista «The American Conservative» nota in proposito che:

«la spettacolare crescita dei settori ad alta intensità di capitale, insieme alla loro ricchezza nominale e produttività, ha portato molti a Washington e in varie capitali occidentali non solo ad abbracciarli, ma anche a preferirli politicamente, culturalmente e ideologicamente. Noi americani siamo particolarmente orgogliosi, ad esempio, del successo dei nostri giganti della tecnologia come motori di innovazione, crescita e prestigio nazionale. Internet e le varie applicazioni per gli smartphone sono considerate da molti intrinsecamente democratizzanti, fungendo effettivamente da canale di diffusione per i valori americani e di promozione degli interessi nazionali statunitensi. Questo amore per i settori dei servizi si traduce in una tendenza a identificare le industrie ad alta intensità di manodopera del passato – energia, agricoltura, estrazione di risorse, produzione – come reliquie del passato. Ma questa prospettiva distorta ci ha lasciato impreparati per un mondo in cui i beni tangibili sono ancora una volta di vitale importanza, come dimostrato plasticamente dalla guerra in Ucraina».

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Il conflitto in Ucraina: i numeri del complesso militare industriale

Come ha dichiarato nel febbraio 2023 il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, lo schieramento atlantista aveva fino a quel momento assicurato all’Ucraina un’assistenza militare, finanziaria e umanitaria senza precedenti, quantificata in 120 miliardi di dollari. Il trasferimento di materiale bellico a Kiev si è rivelato talmente ingente da svuotare letteralmente gli arsenali di molti Paesi membri della Nato. La Danimarca ha consegnato tutti e 19 gli obici semoventi di fabbricazione francese Caesar in proprio possesso. Il Ministero della Difesa tedesco ha ammesso che, qualora si fosse ritrovata a combattere una guerra ad alta intensità come quella russo-ucraina, la Germania avrebbe esaurito le munizioni nell’arco di appena due giorni. Stesso discorso vale per Francia e Gran Bretagna, mentre il Pentagono ha avanzato dubbi circa la capacità degli Stati Uniti di continuare a rifornire l’Ucraina senza distogliere armi ed equipaggiamenti da teatri di primario interesse quali quello del Mar Cinese meridionale. Alla fine del 2022, rilevava il Royal United Services Institute britannico, il Dipartimento della Difesa statunitense aveva ceduto all’Ucraina «circa un terzo delle riserve di missili anticarro Javelin e di quelli antiaerei Stinger: ripianare tali scorte richiederà rispettivamente 5 e 13 anni». Per quanto concerne le munizioni dei lanciarazzi campali multipli Himars, «a fronte di una produzione di 9.000 razzi all’anno, le forze armate ucraine ne consumano almeno 5.000 al mese».

Nemmeno il rapido e imponente incremento (500%) della produzione di proiettili d’artiglieria realizzato dal “complesso militar-industriale” è risultato sufficiente a compensare l’erosione delle riserve strategiche di armi e munizioni a disposizione degli Usa. Al punto da indurre Washington a rivolgersi alla Corea del Sud, il cui governo ha «accettato di fornire in prestito agli Stati Uniti 500.000 proiettili di artiglieria da 155mm che non saranno però forniti a Kiev ma consentiranno all’Us Army di non depauperare troppo le sue riserve di munizioni ridottesi in seguito alle massicce forniture all’Ucraina». Come ha riconosciuto Stoltenberg, «il nostro attuale ritmo di produzione delle munizioni è di molte volte inferiore al livello di consumo da parte dell’Ucraina», che risulta a sua volta enormemente ridotto rispetto a quello della Russia. La quale è riuscita a sparare fino a 50.000-60.000 proiettili d’artiglieria al giorno a fronte dei 5.000-6.000 esplosi dall’Ucraina e – secondo fonti di intelligence britanniche riportate dal «Washington Post» – a produrne nell’arco del 2022 qualcosa come 1,7 milioni di unità, contro le 180.000 fabbricate dagli Usa. Segno di una capacità industriale notevolissima, supportata da catene di approvvigionamento di materiali critici e componentistica solide e perfettamente funzionanti.

Il finanziamento dello sforzo bellico, per di più, non ha comportato alcuna distorsione della struttura economica russa;

lo si evince da una stima formulata da una fonte “al di sopra di ogni sospetto” come l’«Economist», secondo cui le spese militari sostenute da Mosca nel corso del primo anno di guerra avrebbero assorbito circa 67 miliardi di dollari, pari ad “appena” il 3% del Pil russo. Una percentuale tutto sommato modesta, specialmente se raffrontata a quelle raggiunte sia dall’Unione Sovietica (61%) che dagli Stati Uniti (53%) nelle fasi più acute della Seconda Guerra Mondiale.

La vera forza dell’arsenale difensivo a disposizione della Russia risiede quindi nelle caratteristiche della sua struttura economica nella centralità che il Paese riveste rispetto al commercio internazionale, oltre che nell’indisponibilità del resto del mondo ad aderire alla campagna sanzionatoria imposta dal cosiddetto “Occidente collettivo”. Nonché dall’attivismo della Repubblica Popolare Cinese; di fronte al deflusso delle multinazionali occidentali dal Paese, Mosca ha reagito non soltanto nazionalizzandone gli asset e affidando la gestione degli stabilimenti sottoposti a confisca ad amministratori esterni secondo una logica di preservazione della continuità aziendale implicante necessariamente anche il sequestro dei brevetti (in assenza dei quali la produzione rimane pressoché impossibile), ma anche schiudendo le porte del mercato nazionale alle società sia pubbliche che private cinesi. Le quali hanno prontamente occupato gli spazi lasciati vuoti – soltanto parzialmente – dalle aziende europee e statunitensi, e costituito allo stesso tempo alleanze strategiche con le imprese locali operanti nei cruciali settori energetico, minerario e metallurgico.

Tutti aspetti, questi ultimi, che politici e specialisti di spicco del cosiddetto “Occidente collettivo”, persuasi che le misure punitive “da fine del mondo” avrebbero condannato la Russia all’isolamento e alla bancarotta nell’arco di poche settimane, non sono stati minimamente in grado di prevedere, nell’ambito di quello che l’economista Patricia Adams considera «il più monumentale errore di calcolo della storia moderna».

 

 

Argine al baratro della guerra.

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Ultimo aggiornamento Martedì 20 Giugno 2023 14:05 Scritto da Sandro Martedì 20 Giugno 2023 13:45

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Le nuove missioni di guerra dell'Italia da Scilla al Tanai

 

prevista discussione alla camera il 23 giugno ---- La delibera sulle missioni militari all'estero per l'anno 2023 è stata approvata tra i provvedimenti che il Consiglio dei Ministri ha simbolicamente discusso nella seduta del Primo Maggio.

Ciò rende evidente come questo sia un ulteriore attacco alle classi sfruttate, insieme al decreto che impone nuove misure peggiorative delle condizioni di lavoro.

Nella delibera vengono sostanzialmente confermate le linee strategiche già definite negli scorsi anni.

L'impegno nell'Europa continentale, in particolare ad Est e nei Balcani;

  • la presenza nel settore asiatico, con le importanti missioni in Libano e Iraq;
  • lo sviluppo dell'intervento in Africa;
  • il sempre più rilevante ruolo delle missioni navali e aeree.

Questo impianto viene dunque confermato, con 39 missioni per cui viene richiesta la proroga, e 4 nuove missioni per cui il Governo richiede l'approvazione, una di addestramento alle forze armate dell'Ucraina, una in Libia, una in Niger e una in Burkina Faso.

Il 18 maggio il Ministro degli Esteri Tajani e quello della Difesa Crosetto hanno presentato la delibera con una comunicazione alle commissioni Difesa della Camera e Esteri e Difesa del Senato. Di solito infatti l'esame da parte del Parlamento si svolge principalmente nelle commissioni, che presentano poi una relazione che viene sommariamente discussa dalle camere. Secondo il calendario dei lavori è prevista per il 23 giugno alla Camera dei Deputati la discussione in assemblea sulla relazione delle commissioni Difesa ed Esteri sull'argomento.

Vediamo come si articolano le 4 nuove missioni secondo i documenti e le dichiarazioni dei ministri:

 

  • Ucraina

 

La missione EUMAM Ucraina è una missione militare dell'Unione Europea con compiti di addestramento sia delle Forze Armate sia delle Forze di Difesa Territoriale ucraine. Impegna fino a 80 militari italiani, sia presso il comando generale della missione a Bruxelles, sia presso i comandi tattici, dove si svolgono le attività di addestramento, in Polonia e Germania. Alcuni moduli addestrativi dovrebbero inoltre svolgersi in italia, dopotutto a questo servono le tante basi presenti sul territorio.

La missione è già in corso e ha compiuto l'addestramento di 16000 militari, si propone di raggiungere i 30000 entro la fine dell'anno.

Questa missione è un ulteriore passo della partecipazione italiana, nel quadro di quella dell'UE, alla guerra in corso in Europa orientale. Segna il sempre maggiore coinvolgimento del paese in un conflitto che, dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa, è diventato uno dei più cruenti contesti di guerra a livello globale, e certamente quello più pericoloso per il rischio di escalation continentale e globale. Addirittura commentatori vicini agli ambienti militari segnalano la "opacità" da parte del governo riguardo a questa missione. Questa opacità è dopotutto in linea con la politica mantenuta dallo stato italiano, che ha imposto il segreto di stato sulle liste delle armi inviate all'Ucraina.

 

  • Libia

 

La missione EUBAM Libia è anch'essa inserita nel quadro UE ed è orientata, come descritto anche nella sigla, alla "assistenza" nella gestione delle frontiere.

Per la missione, guidata da una funzionaria della Agenzia delle Dogane. è previsto l'impiego massimo di 3 unità di personale, da attingere in parte anche dalle fila della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza.

Una missione di dimensioni ridotte quindi, che va a completare il quadro della articolata presenza militare italiana in Libia, ormai continua dal 2016. Questa missione ha comunque una sua specifica rilevanza perché va ad inserirsi nella cosiddetta politica di esternalizzazione delle frontiere. Lo scopo dichiarato è quello del "rafforzamento delle strutture statuali preposte alla sicurezza, in particolare nei settori della gestione delle frontiere e della giustizia penale, al fine di contribuire agli sforzi per smantellare le reti della criminalità attive nel traffico di migranti, nella tratta di esseri umani e nel terrorismo." Obiettivo da raggiungere attraverso la stesura di un "libro bianco sulla gestione integrata delle frontiere", e l'assistenza "alla pianificazione strategica nell'ambito del Ministero degli interni e del Ministero della giustizia". Una missione apparentemente quasi innocua, ma che è complementare alla famigerata e contestata missione di supporto alla guardia costiera libica.

È riconosciuto come le autorità libiche siano responsabili di atrocità in mare e sulla terraferma nei confronti delle persone immigrate e di coloro che cercano di attraversare il Mediterraneo. Con questa nuova missione non si forniscono direttamente strumenti per perseguire queste politiche di morte e tortura, ma, forse anche peggio, si cerca di legittimare le autorità libiche come guardiani delle frontiere d'Europa.

La prospettiva, stando alle dichiarazioni di esponenti del governo, è quella di adattare alla Libia il modello adottato dalla UE con la Turchia, per trattenere i profughi sulle coste libiche. O addirittura quella della deportazione verso la Libia, una volta che il paese sarà classificato come "sicuro".

 

  • Niger

 

La missione EUMPM Niger è una missione militare dell'UE decisa nel dicembre 2022 dal Consiglio UE nel quadro della Strategia Integrata dell'Unione per il Sahel. È già stata avviata il 20 febbraio scorso, e ha una durata prevista di tre anni. Il comando della missione è stato assegnato ad un ufficiale italiano, oltre all'Italia anche la Germania partecipa alla missione inviando proprie truppe.

Il governo ha definito in 20 unità il massimo impegno dell'Italia in questa missione in termini di personale. Lo scopo della missione è quello di "sostenere le forze armate del Niger nella lotta contro i gruppi terroristici armati e nella protezione della popolazione civile." Stando a quanto indicato questo aiuto si realizzerebbe attraverso formazione e supporto organizzativo, e non attraverso un intervento diretto nelle aree di conflitto. La nuova missione si inserisce nella già consolidata presenza italiana in Niger, dove ormai dal 2017 è attiva una missione bilaterale, e le forze armate italiane hanno una propria base. Svolgendo compiti di addestramento per le forze armate locali, l'Italia sembra aver consolidato in questi anni la propria presenza nel paese, portando nel 2023 a oltre 500 il numero dei militari schierati. Il Niger è così divenuto il "bastione" dell'Italia nel Sahel, ruolo che mantiene anche in una fase come quella attuale di crisi della presenza europea nella regione.

La cacciata dei francesi dal Mali, che hanno visto fallire l'operazione Barkhane, e il conseguente ritiro delle missioni italiane nel paese con la chiusura anticipata della Task Force Takuba nel 2022, rappresentano un fallimento della politica aggressiva europea nel Sahel, spiegabile solo in parte con la penetrazione dei mercenari russi dell'agenzia Wagner. In Mali l'Italia si è voluta inserire insieme agli altri paesi europei in una guerra sanguinosa e senza sbocco che la Francia stava conducendo da anni, senza ottenere altro risultato che esasperare le drammatiche condizioni sociali del paese. La nuova missione europea in Niger è quindi parte di un più generale riorientamento dell'UE nel Sahel, a fronte della sconfitta strategica in Mali.

  • Burkina Faso

La missione bilaterale in Burkina Faso è una delle principali novità tra le missioni per cui il governo chiede l'approvazione. Stando alla relazione si tratta anche in questo caso di una missione a scopo addestrativo delle forze armate e di polizia locali, per cui si indica un impegno massimo di 50 militari.

Si noti che la base giuridica per questa missione è l'accordo di cooperazione nel settore della difesa tra Italia e Burkina Faso siglato nel 2019. Il Burkina Faso ha subito nel settembre 2022 un colpo di stato, il secondo in un anno, ed è attualmente governato dalla giunta militare guidata da Ibrahim Traoré. Sulla base di un accordo con un governo deposto, si avvia quindi una missione di addestramento delle forze armate di un regime di dittatura militare. Forze armate che tra l'altro sono state ritenute responsabili negli ultimi mesi di massacri di civili nei villaggi fulani, nel corso delle cosiddette operazioni antiterroristiche.

Non sarebbe una novità che l'Italia addestri bande di assassini visto quanto già accade con il supporto alla guardia costiera libica, nell'addestramento alle forze speciali del Sudan o alla polizia somala. Dopotutto le stesse forze armate italiane hanno acquisito in Africa un curriculum di tutto rispetto in termini di atrocità commesse. Ad ogni modo, l'importante per l'Italia è non lasciare anche il Burkina Faso sotto la sola influenza russa, e assicurare una presenza in un paese la cui instabilità potrebbe contagiare i paesi che si affacciano sul Golfo di Guinea, dove gli interessi dell'ENI sono molto forti.

  • Diplomazia militare

Questa è quella che viene definita "diplomazia militare":

offrire moduli addestrativi secondo standard internazionali in cambio di accordi per lo sfruttamento delle risorse, per l'installazione di strutture militari, per la gestione delle frontiere.

La diplomazia portata con le punte delle baionette lascia però facilmente il passo alla guerra. Dopotutto anche i principali motivi che muovono l'azione del governo vanno in questa direzione. Al vuoto proposito della ricerca della stabilità regionale, si associa sempre la difesa dell'interesse nazionale, in una prospettiva predatoria e aggressiva di cui già parlavamo negli scorsi anni, quando questa espressione iniziò a farsi strada.

Ora questa dimensione aggressiva trova sponda concreta nella sempre più profonda linea di conflitto globale che vede confrontarsi Russia e Cina da una parte e NATO e UE con l'Italia dall'altra.

È una dimensione di conflitto che si sta cristallizzando in fronti sempre più definiti, non solo in Europa orientale, ma anche in Medio oriente, nei Balcani e in Africa, e le missioni italiane sono in prima linea. Si tratta, come si è ormai avuto modo di vedere, di una politica trasversale ai partiti di opposizione e di governo, che i fascisti che oggi guidano il paese sono solo i più decisi a portare avanti.

Sta al movimento anarchico, alle realtà antimilitariste,

ai movimenti dal basso saper opporre un argine adeguato

a queste politiche che puntano dritte al baratro della guerra.

Dario Antonelli

 

   

CNT - AIT chiarimenti a CNT - CIT. Spagna

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Ultimo aggiornamento Giovedì 04 Maggio 2023 13:58 Scritto da Sandro Giovedì 04 Maggio 2023 13:16

La CNT-AIT rivendica il suo Patrimonio storico e politico in spagna.


 

La CNT-AIT è un'unione anarco-sindacalista, conosciuta da molte persone in tutto il mondo. Purtroppo, ormai da diversi anni, è sotto attacco da parte di un'altra organizzazione, la Sezione spagnola del CIT, che rivendica anche il nome CNT.

Questi attacchi, di natura vendicativa, minacciano non solo la CNT-AIT, ma anche le tradizioni storiche dell'anarco-sindacalismo in Spagna. Vengono eseguiti attraverso l'apparato statalista e minacciano di incarcerare alcuni membri della CNT-AIT. Il loro obiettivo è ricevere denaro e proprietà dalla CNT-AIT per distruggere quell'organizzazione. ---- L'AIT ritiene che un attacco a uno qualsiasi dei nostri compagni sia un attacco a tutti noi, quindi ci uniamo per chiedere la fine di queste oltraggiose azioni legali.

Azioni legali e mancanza di etica

Queste richieste sono in stretta contraddizione con l'etica anarco-sindacalista in diversi modi:

1. Nelle cause, la sezione spagnola del CIT chiede ingenti somme di denaro per danni perché afferma che ci sono membri del CNT-AIT che li hanno criticati pubblicamente.

La libertà di critica è un diritto fondamentale di tutti i membri dei sindacati e di altre organizzazioni. Idealmente, questo dovrebbe essere fatto in modo da evitare calunnie e basarsi sul merito delle argomentazioni. Gli anarchici non risolvono tali questioni in tribunale chiedendo punizioni e danni alla proprietà, cercano solo di risolvere le cose in altri modi. Questa è un'idea fondamentale.

In confronto, sappiamo di molte dichiarazioni e articoli diffamatori fatti dalla sezione spagnola del CIT, dai suoi rappresentanti o da singoli membri, ma non sappiamo di alcun membro dell'AIT che abbia citato in giudizio queste persone. (D'altra parte, alcuni degli attacchi più feroci sono stati compiuti in forma anonima, a differenza dei sindacati imputati, che hanno concordato collettivamente le dichiarazioni e le hanno firmate.)

2. In alcuni casi, l'avvocato della sezione spagnola del CIT ha costruito casi che potrebbero portare le persone in prigione.

Gli anarchici semplicemente non credono nelle carceri di stato, specialmente per "crimini" come criticare qualcosa. Questi sono il metodo degli stati autoritari, non degli anarchici.

3. Le somme di denaro richieste a titolo di risarcimento farebbero fallire molte di queste organizzazioni e, insieme, potrebbero distruggere la CNT-AIT. (Ecco di cosa trattano queste cause.) Inoltre, in alcuni casi, i titolari di cariche di alcune delle entità registrate potrebbero essere personalmente responsabili per decine di migliaia di euro.

Si tratta di intimidire le persone al silenzio e alla paura, non di promuovere l'anarco-sindacalismo. Si tratta anche di porre fine a coloro che non assecondano il cambio di direzione del CIT. In caso di successo, creerebbe danni di movimento a lungo termine in molte zone della Spagna.

4. La sezione spagnola del CIT cerca di sfrattare molti sindacati da spazi che rivendicano "diritti di proprietà". La realtà è complicata poiché molti degli spazi esistono solo grazie agli sforzi dei membri del CNT-AIT per ottenerli e mantenerli per molti anni.

Le questioni di proprietà sono complicate, ma anche nei casi di divorzio i tribunali borghesi riconoscono la divisione dei beni. Alcuni sindacati CNT-AIT hanno registrato proprietà come proprietà della federazione, CNT-AIT. Quella era la loro organizzazione collettiva. Nessuno ha mai registrato la proprietà della CNT-CIT, ma quell'organizzazione la rivendica. Quando i compagni non hanno dato loro quello che chiedevano, i membri della Sezione spagnola del CIT sono persino ricorsi a violenze e rapine, come quella nella biblioteca di Cadice.

Gli anarchici dovrebbero avere un'altra idea sulla proprietà privata. Gli spazi appartengono alle persone che li hanno avviati e hanno lavorato per mantenerli e utilizzarli effettivamente. I membri della sezione spagnola di CIT hanno preso più decisioni per liquidare semplicemente i posti e ottenere denaro per loro. È un tentativo di distruggere i luoghi di incontro della CNT-AIT, alcuni dei quali addirittura precedenti all'esistenza della CNT, al fine di trarre profitto da tale organizzazione e indebolirla.

Gli attacchi contro la CNT-AIT sono vendicativi, da parte di un'organizzazione che, da un lato, sembra trattare la CNT-AIT come "concorrenza" ma, dall'altra, afferma che la CNT-AIT è insignificante.

Il solo fatto che esistano queste azioni legali è un'abominevole violazione dell'etica anarco-sindacalista. Non può essere tollerato da chi prende sul serio questa etica.

Segretario Generale dell'AIT

Ancora sugli attacchi contro la CNT-AIT ei principi dell'anarco-sindacalismo

Quando la sezione spagnola del CIT ha deciso di intentare più azioni legali contro il CNT-AIT alcuni anni fa, era molto importante il modo in cui l'hanno fatto.

Il segretario della CNT-CIT, Enrique Hoz, ha assunto un avvocato che ha intentato queste cause, senza il mandato dell'organizzazione per farlo.

 

  • Questo dice tutto sulla sezione spagnola del CIT.

 

Nell'anarco-sindacalismo, i segretari non sono obbligati a prendere alcuna decisione che si sentano da soli, specialmente una così controversa. Tali cose dovrebbero andare prima dell'adesione come prima proposta.

Coloro che sono nella CNT-AIT conoscono questo problema perché non molto tempo fa, molti di loro erano nella CNT-AIT insieme, prima che la sezione spagnola della CIT smettesse di essere la CNT-AIT. Questo era un grosso problema allora, come lo è oggi. Se non è visto come un problema da parte dei loro membri, mostra solo che non sono realmente interessati a mantenere una pratica anarco-sindacalista.

Le decisioni unilaterali dei membri esecutivi della CNT-AIT (quando era occupata dagli attuali membri della Sezione spagnola della CIT), sono state uno dei grandi problemi. Ad esempio, in relazione all'IWA. La CNT-AIT di quel tempo, essendo membro dell'IWA, era tenuta a pagare le quote, che era anche un requisito nello stesso Statuto della CNT-AIT. Gli Statuti stabiliscono istruzioni permanenti su diversi tipi di pagamenti che il Tesoriere dovrebbe effettuare dalle quote. Uno di questi era un'istruzione statutaria per pagare le quote all'IWA. Tuttavia il Tesoriere, non avendo mandato, decise qualche tempo prima del X Congresso di non pagarli. Questo è stato un altro esempio di come i dirigenti decidessero al di sopra dei capi dei membri cosa fare.

In questa situazione, almeno i membri sono stati informati di questa decisione esecutiva autoritaria e antistatutaria e hanno potuto protestare contro di essa e imporre finalmente il pagamento delle quote. Tuttavia, in seguito, è successa la stessa cosa. Solo che quella volta i membri non se ne accorsero subito perché il Tesoriere non fece nessun resoconto completo e per un po' di tempo non fece alcun resoconto. Come si è scoperto, queste mancate segnalazioni hanno coinciso con un periodo di appropriazione indebita da parte del Segretario Generale.

 

  • Questo tipo di incidenti mostra solo alcune delle pratiche autoritarie che hanno iniziato a prendere piede nella vecchia CNT-AIT, prima che si ristabilisse alcuni anni fa. Era un passo necessario per evitare una completa spirale discendente e per mantenere un'organizzazione anarco-sindacalista funzionante in Spagna.

 

Non è la prima volta che accade con quell'organizzazione. Essendo sia un'organizzazione di massa che un'organizzazione con alcune risorse, la CNT-AIT ha attratto in vari momenti della storia gruppi di persone senza scrupoli che cercavano di portarla in un'altra direzione. Dai treintisti di un tempo a coloro che durante il franchismo cercavano di cooperare con forze molto indesiderabili, a coloro che divennero più mainstream nella CGT. Ogni volta c'erano militanti della CNT-AIT che lottavano per mantenere la CNT-AIT sulla buona strada e fedele ai principi per i quali stava combattendo.

All'interno della CNT-AIT dell'inizio del 21° secolo, varie mosse sono andate avanti per prendere il controllo dell'organizzazione. Diversi sindacati, inclini a cambiare l'orientamento e la pratica sia del CNT-AIT che dell'IWA in quelli più verticali, hanno iniziato ad agire in modo da sfidare diversi accordi confederali. Come i sindacati in Andalusia. È stato lì che la CNT-AIT ha dovuto svolgere indagini sulle affermazioni secondo cui alcuni sindacati stavano acquistando più francobolli membri di quanti ne avesse membri per gonfiare i loro voti e che alcuni membri erano anche in sindacati paralleli e stavano dirottando fondi in questi sindacati. Queste affermazioni sono state provate, tuttavia, si è scoperto che coloro che hanno agito in queste questioni per parlare di queste questioni, indagare su di esse e fermare queste pratiche sono stati poi capro espiatorio ed espulsi dalla CNT-AIT. Si verificarono una serie di espulsioni,

E così è successo che si sono verificate una serie di epurazioni e la Segreteria della CNT-AIT, stando dalla parte della fazione autoritaria, ha iniziato a tentare di sfrattare le persone dai loro locali. Va detto che ci sono molte situazioni diverse riguardo alle sedi CNT-AIT in Spagna; alcuni hanno registrato questi spazi ai loro enti locali, non all'Organizzazione Centrale, alcuni all'Organizzazione Centrale. Alcuni non esistevano nel passato storico e alcuni esistevano anche decenni prima della fondazione della CNT. Il fatto è che tutti questi locali sono stati mantenuti e utilizzati dalle persone che vi abitano, collettivi che ci mettono tempo, denaro ed energia.

I primi atti di violenza commessi dai membri del Segretariato sono stati a Cadice nel 2012. Si trattava di un paio di irruzioni nell'ufficio CNT-AIT a Cadice. Il sindacato di Cadice è stato determinante nel denunciare la frode commessa in Andalusia, ad esempio, come stavano comprando voti così coloro che erano implicati in questa frode hanno deciso che dovevano sbarazzarsene. Nonostante ciò, la CNT-AIT di Cadice ha continuato a operare, incontrando poco dopo un conflitto sindacale. Questa attività era ben nota a Cadice e la CNT-AIT Cadice ha agito per continuare l'attività anarco-sindacalista mentre i dirigenti della vecchia CNT-AIT cercavano di cancellarla dalla mappa. Il Segretario del Comitato Confederale ha scritto che si sarebbe impossessato di questo ufficio, che aveva cambiato le serrature e, se qualcuno avesse degli effetti personali all'interno, avrebbe dovuto fornire il proprio nome e le proprie generalità.

Dopo questo tentativo di sfrattare CNT-AIT Cadiz, che si è rivelato infruttuoso, i membri del Comitato Regionale dell'Andalusia sono apparsi sul posto di lavoro di un compagno e lo hanno minacciato con ogni sorta di cose. Successivamente, c'è stato un attacco fisico che è stato respinto da alcune persone del vicino che hanno visto cosa stava succedendo. Alla fine, il posto è stato derubato. Furono presi tutti i mobili dall'interno, bandiere, manifesti e libri. Va sottolineato che tutte queste cose sono state raccolte dai membri locali che hanno impiegato anni di sforzi collettivi per costruire lo spazio e la biblioteca. Anche la porta è stata distrutta, giusto per far dispetto a quelli di Cadice che hanno agito contro la corruzione nella loro regione.

Mentre ci sono stati altri incidenti e minacce di incidenti, ad esempio, contro il sindacato di Alcoy, forse i più noti sono stati il tentativo di irruzione negli uffici della Federazione locale CNT-AIT di Madrid qualche anno fa. Questa federazione, una delle più grandi della CNT-AIT, era stata per anni problematica per la fazione autoritaria e aveva tentato numerose volte di espellere alcuni dei suoi sindacati e persino l'intera federazione.

Diversi tentativi falliti di espellere la Federazione si sono imperniati su false accuse che qualcuno ha gridato a un'altra persona durante una manifestazione di essere un riformista. Quando il sindacato non ha espulso la persona ingiustamente accusata, i riformisti hanno cercato di espellere l'intero sindacato e quando la Federazione ha rifiutato di espellere il sindacato, hanno cercato di espellere l'intera Federazione (più di 500 persone).

Ecco come apparivano le purghe. Va notato che gli Statuti CNT hanno disposizioni che dicono che i membri espulsi non possono rientrare in un altro sindacato e i membri del sindacato espulso richiedono una decisione speciale durante la Plenaria che li espelle. Tuttavia, un certo numero di persone espulse è stato autorizzato a rientrare senza tali decisioni, in contrasto con gli Statuti.*

(* Una di queste persone era Miguel Perez, primo Segretario Internazionale del CIT.)

 

  • Infine, c'è stato un altro tentativo di espellere questa federazione dall'entità che ora si fa chiamare CNT-CIT. Va notato che ciò è avvenuto una settimana prima di un incontro nazionale per ratificare l'adesione al CNT-CIT. Questo fatto rappresentava la realtà di CNT-CIT a quel punto. I dirigenti hanno partecipato alle riunioni, hanno intrapreso azioni e decisioni e successivamente hanno chiesto ai membri di ratificare ciò che avevano fatto. Questo è stato un grande cambiamento dal prendere prima una decisione, poi affidare a un rappresentante eletto il compito di farlo. Tuttavia, con poche persone che la pensano allo stesso modo che controllano un gran numero di voti di membri passivi che si erano uniti al modello del sindacato di servizio, potevano aspettarsi che le decisioni fossero approvate.

 

Fatta eccezione per Federazioni come Madrid, la maggior parte dei cui sindacati aveva ancora una base attiva di membri impegnati in pratiche anarco-sindacaliste.

La Plenaria Regionale che si è svolta la settimana prima di questa ratifica, è stata una buona occasione per cercare di eliminare i dissidenti, ma prima che il voto fosse abbastanza discusso, un gruppo di persone guidato dal Segretario Regionale, è andato a portare lo sgombero nei locali della Federazione, dove due donne erano sole. Informando i compagni di quanto stava accadendo (mentre si doveva discutere di questa situazione), la gente è tornata per difendersi da questo sgombero esecutivo.

Tali erano le pratiche dell'attuale leadership della sezione spagnola del CIT nei confronti delle persone che sono membri del CNT-AIT.

Attualmente, l'avvocato della sezione spagnola del CIT fa denunce e denunce che possono portare alcune persone in carcere e cerca di ottenere circa un milione di euro di "danni" da CNT-AIT. Alcune persone in CNT-AIT, che sono funzionari legalmente registrati, devono affrontare una responsabilità personale di decine di migliaia di euro se il sindacato non ha quei soldi.

Tanto per promuovere l'anarco-sindacalismo in Spagna.

Anche altre organizzazioni nel mondo hanno avuto i loro turni ideologici scissioni e così via. In Francia ci sono 3 CNT - ognuno con la propria affiliazione o sigla finale e nessuno confonde CNT-AIT con CNT-SO e così via. Non c'è bisogno di tribunali e anche se alcuni possono essere critici nei confronti degli altri, non ci sono accuse che gli altri li stiano "danneggiando" e dovrebbero pagare loro un milione di euro.

Tuttavia, questo è solo il modo in cui alcune persone si qualificano per quello che sono.

Si adatta più agli ideali della meschina avidità che all'anarco-sindacalismo.

In occasione delle Giornate di Solidarietà con la CNT-AIT, proclamiamo che non dimenticheremo questa situazione e ciò che l'ha provocata.

Viva la CNT-AIT e l'anarco-sindacalismo!

Laure Akai

Segretario Generale, IWA

Membro dell'Unione ZSP di Varsavia

Date:  4 Maggio 2023 08:14

 

   

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