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Solidarietà alla lotto del Cafiero

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Ultimo aggiornamento Martedì 25 Giugno 2024 13:24 Scritto da Sandro Martedì 25 Giugno 2024 13:17

Spazio anarchico 19 Luglio.

 

Vi informiamo che l’annunciato sgombero dello Spazio anarchico 19 Luglio in via Rocco da Cesinale 16,18 a Garbatella, previsto per giovedì 20 giugno 2024, non c’è stato.

Sfidando il caldo torrido, il termometro ha misurato 38 gradi, dalle 8 della mattina si è tenuto il secondo presidio solidale ed è grazie alla mobilitazione perpetrata negli ultimi mesi che è stato ottenuto un altro rinvio.

Le istanze fin qui pronunciate e rivendicate si sono rivelate fondamentali ed efficaci ed è grazie a tutte le realtà solidali che, in concreto e fin qui, hanno agito fianco a fianco, sostenendo in modo orizzontale e continuato questa lotta che abbiamo conseguito gli attuali importanti risultati. Le modalità autoritarie e le minacce repressive adottate al momento hanno dovuto retrocedere di fronte alle azioni attivate.

Vi informiamo inoltre che è stato vano il vile tentativo del 19 giugno di vandalizzare l’albero da noi posto per Giuseppe Pinelli che, grazie all’attenzione e all’intervento degli abitanti del quartiere, è stato presto ripristinato. Intanto le attività autogestite del nostro gruppo non si sono fermate e abbiamo in progetto di ampliare la Biblioteca Popolare Fabio Iacopucci e l’Archivio.

Lo Spazio anarchico 19 Luglio non si chiude!

La lotta paga.

Ora è festa!

Vi invitiamo tutte e tutti sabato 6 luglio a partire dalle ore 19:00 allo Spazio Anarchico 19 Luglio in via Rocco da Cesinale 16,18 a garbatella ( metro B) e festeggiare questi primi risultati.

Il percorso per arrivare ad un congruo e giusto piano di rientro, per quanto ci riguarda, andrà avanti.

Pertanto invitiamo tutte le realtà e le individualità solidali a sostenere la Campagna Lo Spazio anarchico 19 Luglio non si chiude e ricordiamo le coordinate per i bonifici :

Associazione Culturale 19 Luglio IBAN IT63T0306909606100000403028.

Sun, 23 Jun 2024

Gruppo Anarchico C.Cafiero FAI Roma

www.cafierofairoma.wordpress.com

U.S.I.

Solidarietà alla lotta del Cafiero

 

Autonomia differenziata,

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Ultimo aggiornamento Giovedì 20 Giugno 2024 14:06 Scritto da Sandro Giovedì 20 Giugno 2024 13:49

Autonomia differenziata, le opposizioni lanciano la raccolta

firme per il referendum

Inserito da Cristina Fortunati20 Giugno 2024Nessun commento 4 Minuti di lettura

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L’autonomia differenziata ricompatta le opposizioni. Dopo due anni di distinguo e – a volte – di distanze siderali, lo “Spacca Italia”, come lo hanno ribattezzato il Pd, fa marciare insieme tutte le minoranze. A poche ore dall’approvazione, appare già evidente come ci sarà un fronte compatto per supportare la raccolta delle firme che indire un referendum sulla riforma approvata in via definitiva alla Camera. PdAlleanza Verdi e Sinistra e anche Italia Viva hanno annunciato che lavoreranno insieme per provare a ribaltare con il voto popolare le scelte della maggioranza. Manca un sì ufficiale del Movimento Cinque Stelle, ma è scontato vista l’opposizione in Aula e la partecipazione alla manifestazione di martedì in piazza Santi Apostoli a Roma.

“Il Pd, insieme alle altre opposizioni, ai movimenti e alla società civile, è pronto a raccogliere da subito le firme per un referendum contro lo Spacca Italia”, ha detto il capogruppo dem in Senato Francesco Boccia dopo l’ok definitivo all’Autonomia. Boccia nell’Aula del Senato, rivolto alla maggioranza, aveva avvertito: “Non ci lasciate altro scampo per una raccolta firme per un referendum che sicuramente boccerà lo Spacca Italia”. Era tutto già chiaro, con la segretaria Elly Schlein che in mattinata aveva attaccato FdI apostrofando il partito di Giorgia Meloni come “Brandelli d’Italia”“Fratelli di mezza Italia”.

POLITICA

Autonomia differenziata, Pd lancia la raccolta firme per il referendum. E si uniscono tutte le opposizioni (anche Renzi)

di F. Q. | 19 GIUGNO 2024

L’autonomia differenziata ricompatta le opposizioni. Dopo due anni di distinguo e – a volte – di distanze siderali, lo “Spacca Italia”, come lo hanno ribattezzato il Pd, fa marciare insieme tutte le minoranze. A poche ore dall’approvazione, appare già evidente come ci sarà un fronte compatto per supportare la raccolta delle firme che indire un referendum sulla riforma approvata in via definitiva alla Camera. PdAlleanza Verdi e Sinistra e anche Italia Viva hanno annunciato che lavoreranno insieme per provare a ribaltare con il voto popolare le scelte della maggioranza. Manca un sì ufficiale del Movimento Cinque Stelle, ma è scontato vista l’opposizione in Aula e la partecipazione alla manifestazione di martedì in piazza Santi Apostoli a Roma.

“Il Pd, insieme alle altre opposizioni, ai movimenti e alla società civile, è pronto a raccogliere da subito le firme per un referendum contro lo Spacca Italia”, ha detto il capogruppo dem in Senato Francesco Boccia dopo l’ok definitivo all’Autonomia. Boccia nell’Aula del Senato, rivolto alla maggioranza, aveva avvertito: “Non ci lasciate altro scampo per una raccolta firme per un referendum che sicuramente boccerà lo Spacca Italia”. Era tutto già chiaro, con la segretaria Elly Schlein che in mattinata aveva attaccato FdI apostrofando il partito di Giorgia Meloni come “Brandelli d’Italia”“Fratelli di mezza Italia”.

Sostegno pieno da Avs che ha annunciato con la capogruppo Luana Zanella che la raccolta delle firme è “un’iniziativa che metteremo in campo come opposizioni, di certo Avs, Pd e M5s”, specificando: “Ci metteremo subito a lavorare sul quesito”. Ma il fronte si è immediatamente allargato ai renziani e a +Europa. Ad annunciare che la battaglia sarà sposata anche da Italia Viva è stata lo stesso leader Matteo Renzi: “Anche Italia viva raccoglierà le firme contro la riforma dell’autonomia differenziata insieme a quelli che vorranno starci – ha spiegato il senatore – Questa riforma non serve al nord e fa male al sud. Abbiamo votato contro in Aula, saremo conseguenti sul referendum”.

Anche il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha dato l’ok alla raccolta firme unitaria dopo che “maggioranza e governo hanno forzato la mano, umiliando ancora una volta il Parlamento e approvando alla Camera l’Autonomia differenziata, un disegno raffazzonato che creerà solo squilibri tra le Regioni e che non ha nulla a che fare con il vero federalismo e che rappresenterà anc le opposizioni. Dopo due anni di distinguo e – a volte – di distanze siderali, lo “Spacca Italia”, come lo hanno ribattezzato il Pd, fa marciare insieme tutte le minoranze. A poche ore dall’approvazione, appare già evidente come ci sarà un fronte compatto per supportare la raccolta delle firme che indire un referendum sulla riforma approvata in via definitiva alla Camera. PdAlleanza Verdi e Sinistra e anche Italia Viva hanno annunciato che lavoreranno insieme per provare a ribaltare con il voto popolare le scelte della maggioranza. Manca un sì ufficiale del Movimento Cinque Stelle, ma è scontato vista l’opposizione in Aula e la partecipazione alla manifestazione di martedì in piazza Santi Apostoli a Roma.

“Il Pd, insieme alle altre opposizioni, ai movimenti e alla società civile, è pronto a raccogliere da subito le firme per un referendum contro lo Spacca Italia”, ha detto il capogruppo dem in Senato Francesco Boccia dopo l’ok definitivo all’Autonomia. Boccia nell’Aula del Senato, rivolto alla maggioranza, aveva avvertito: “Non ci lasciate altro scampo per una raccolta firme per un referendum che sicuramente boccerà lo Spacca Italia”. Era tutto già chiaro, con la segretaria Elly Schlein che in mattinata aveva attaccato FdI apostrofando il partito di Giorgia Meloni come “Brandelli d’Italia”“Fratelli di mezza Italia”.

Sostegno pieno da Avs che ha annunciato con la capogruppo Luana Zanella che la raccolta delle firme è “un’iniziativa che metteremo in campo come opposizioni, di certo Avs, Pd e M5s”, specificando: “Ci metteremo subito a lavorare sul quesito”. Ma il fronte si è immediatamente allargato ai renziani e a +Europa. Ad annunciare che la battaglia sarà sposata anche da Italia Viva è stata lo stesso leader Matteo Renzi: “Anche Italia viva raccoglierà le firme contro la riforma dell’autonomia differenziata insieme a quelli che vorranno starci – ha spiegato il senatore – Questa riforma non serve al nord e fa male al sud. Abbiamo votato contro in Aula, saremo conseguenti sul referendum”.

Anche il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha dato l’ok alla raccolta firme unitaria dopo che “maggioranza e governo hanno forzato la mano, umiliando ancora una volta il Parlamento e approvando alla Camera l’Autonomia differenziata, un disegno raffazzonato che creerà solo squilibri tra le Regioni e che non ha nulla a che fare con il vero federalismo e che rappresenterà anche un problema per le finanze pubbliche”. Per questo, ha aggiunto, “le opposizioni si mettano subito al lavoro per costruire l’ipotesi referendaria e il governo renda accessibile finalmente la piattaforma per la raccolta delle firme digitali, come previsto dalla legge da oltre due anni”. Sì alla raccolta anche dal Partito socialista italiano, con il segretario Enzo Maraio che parla di “un vergognoso scambio per accontentare la Lega e le sue pericolose ambizioni secessioniste”.

E un problema per le finanze pubbliche”. Per questo, ha aggiunto, “le opposizioni si mettano subito al lavoro per costruire l’ipotesi referendaria e il governo renda accessibile finalmente la piattaforma per la raccolta delle firme digitali, come previsto dalla legge da oltre due anni”. Sì alla raccolta anche dal Partito socialista italiano, con il segretario Enzo Maraio che parla di “un vergognoso scambio per accontentare la Lega e le sue pericolose ambizioni

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ANSA) - ROMA, 20 GIU -

I capigruppo M5S di Camera e Senato, Francesco Silvestri e Stefano Patuanelli, scrivono una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella sull'autonomia differenziata in cui lo pregano di "voler valutare l'opportunità di esercitare la sua prerogativa costituzionale" di "rinvio presidenziale di cui all'articolo 74 della Costituzione".

La norma consente al presidente, prima di promulgare la legge, con messaggio motivato alle Camere, di chiedere una nuova deliberazione. Secondo i 5S "la riforma Spacca-Italia ha preso corpo attraverso una legge ordinaria con la quale si pretende di scardinare l'assetto costituzionale". (ANSA).

   

Parlamentari assenteisti:

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Ultimo aggiornamento Lunedì 17 Giugno 2024 13:50 Scritto da Sandro Lunedì 17 Giugno 2024 13:26

Parlamentari assenteisti:

ecco come fanno a non andare in aula senza rimetterci un euro

Qualche volta in aula volano pugni e schiaffi. Più spesso è desolatamente vuota. Questa è l’immagine che il Parlamento offre ai cittadini italiani. Fra i due eccessi c’è, o ci dovrebbe essere, il lavoro di 400 deputati e 200 senatori, giustamente ben retribuito perché devono occuparsi esclusivamente dell’interesse del Paese e non essere corruttibili. Un parlamentare incassa ogni mese tra i 13 e i 15 mila euro. L’articolo 69 della Costituzione prevede che l’indennità sia stabilita per legge. Oggi la cifra si aggira intorno ai 5 mila euro netti. Il resto sono rimborsi per l’attività parlamentare, che vanno dalla diaria (3.500 euro) al rimborso spese (3690 euro per i deputati, 5.830 per i senatori) in parte da documentare e in parte forfettarie; dai 3323 a 3395 euro trimestrali per le spese di viaggio, ai 1200 euro l’anno per il telefono (solo i deputati).

I benefit

Si aggiunge il diritto a percepire la pensione dopo 5 anni di legislatura, al compimento dei 65 anni di età e benefit vari fra cui gli interessi sul conto corrente: il 5,44% per i deputati e dipendenti della Camera con il c/c presso Banca Intesa a Montecitorio, e il 3,50% per i senatori con il conto BNP Paribas. Un privilegio difficile da digerire per tutti i comuni mortali che sui depositi a vista ricevono fra lo 0,20 e lo 0,50%. Ma tant’è. L’articolo 67 della Costituzione ricorda che «ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato», il che significa che la partecipazione ai lavori di Camera e Senato non è un obbligo lavorativo, bensì una responsabilità dell’eletto verso il suo partito e verso chi lo ha nominato: a loro deve rispondere della sua attività parlamentare. E delle sue presenze e assenze.

Le regole

I regolamenti di Camera e Senato prevedono penalizzazioni in caso di assenza da sedute e Commissioni. In aula si contano solo le sedute in cui si vota e si deve essere presenti almeno al 30% delle votazioni giornaliere per evitare decurtazioni. Questo significa che nell’arco della giornata si possono saltare il 70% delle votazioni senza dare alcuna spiegazione. La presenza è certa perché il voto è elettronico. Lo stesso meccanismo vale per i lavori delle Commissioni (Giustizia, Affari Esteri, Giustizia, Difesa, Bilancio, ecc) dove la presenza del 30% è calcolata su base mensile, ma viene rilevata con il tesserino elettronico solo in ingresso e non in uscita. Inoltre, i resoconti dei lavori non sono così dettagliati e il voto è per alzata di mano. Sia in aula sia in Commissione, però, il parlamentare assente è considerato presente se giustificato. Le motivazioni ammesse: maternità obbligatoria, congedo di paternità, ricovero ospedaliero, malattia certificata, lutto per un congiunto (3 giorni), assistenza a un familiare invalido (3 giorni al mese). A validare le giustificazioni è il Collegio dei questori.

Chi controlla?

I membri del Governo in aula si vedono poco (sono una sessantina fra deputati e senatori), ma sono considerati in «missione» e, quindi, assenti giustificati. Però il ventaglio delle missioni è molto ampio: ognuna deve essere motivata e i parlamentari devono inviare al Servizio Assemblea dell’Aula i documenti sull’effettiva partecipazione. Ma queste informazioni non sono pubbliche e non è quindi possibile sapere se il tal giorno l’onorevole Tizio o Caio era effettivamente impegnato in missione. Nella categoria «missioni» rientrano gli incarichi affidati da Senato e Camera ai parlamentari per funzioni istituzionali, partecipazioni alle delegazioni delle assemblee internazionali o per i lavori nelle Commissioni. Spiega Luca Dal Poggetto, analista politico di Openpolis: «Nelle Commissioni c’è una grave carenza di trasparenza, i dati non sono tutti pubblici e non si possono verificare le presenze: da tempo chiediamo un intervento su questo, ma al momento l’argomento non è all’ordine del giorno». Nella pratica un parlamentare può non essere presente in aula e giustificato perché presente in Commissione, ma nella realtà stare da qualche altra parte a farsi gli affari suoi. Va precisato che anche il partito può giustificare i propri senatori e deputati. E lo fa molto spesso.

 

Assenti giustificati

I dati più completi sono quelli elaborati da Openpolis. Nonostante i lavori parlamentari si svolgano da martedì a giovedì (salve rare eccezioni) e nonostante le maglie larghe, nell’attuale legislatura l’assenza media è del 30,6% a Montecitorio e del 21,6% a Palazzo Madama. C’è il caso del deputato siciliano Antonino Minardo (transitato da Forza Italia, poi Lega e ora al Gruppo Misto): alla Camera ha partecipato a 47 votazioni (0,63%). Ma essendo Presidente della Commissione Difesa risulta in missione per la maggior parte del tempo, 7.419 volte, il che rende la sua percentuale di presenza altissima: 99,44%. Anche il deputato Giulio Tremonti (Fratelli d’Italia) è spessissimo in missione: 6.500 volte. Conta 266 votazioni in aula, pari al 3,54% del totale, ma la percentuale di presenza è del 90,12% giustificato dal fatto che è Presidente della Commissione Affari esteri, membro della commissione Finanze, e fa parte della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della Nato. Il senatore Guido Castelli (Fdi) commissario alla ricostruzione aree colpite dal terremoto, ha una percentuale di presenza del 14,64%, ma alla fine risulta presente per l’86,69%. Il punto è: chi verifica l’effettiva partecipazione alle missioni? Dice Dal Poggetto: «il margine di discrezionalità è molto ampio e non è possibile sapere se alla fine si tratti di missioni camuffate o reali». C’è anche chi di incarichi non ne ha, come il senatore Claudio Borghi (Lega): presenza del 35,10%, con però un buon numero di congedi per cui è presente per l’87,57 %. Ci sono poi i leader di partito: Elly Schlein (Pd) e Giuseppe Conte (M5S) registrano rispettivamente il 24,2% e il 26,74% di presenze, mentre Matteo Renzi (Italia Viva) e Carlo Calenda (Azione) hanno il 53,59% e il 51,86%. Le assenze ovviamente giustificate.

 

Sul podio sale Antonio Angelucci, deputato della Lega: dall’inizio della XIX Legislatura, cioè dal 13 ottobre 2022, a fine maggio 2024 è stato presente a 13 votazioni in Aula su 7508, pari al 99,83% di assenze. È membro della Commissione Affari esteri e comunitari, ma non è stato mai in missione, eppure risulta giustificato per l’85,92% e pertanto non subirà alcuna decurtazione. Non ha fatto meglio nella legislazione precedente (2018-2022) da deputato di Forza Italia: 3,14% di presenze con 371 votazioni su 11.830. Peggiorata anche la «prestazione» della deputata di Forza Italia Marta Fascina, compagna di Silvio Berlusconi: in questa legislatura è risultata presente appena il 7,17% delle volte, con una percentuale di assenza del 92,83% delle votazioni. È segretaria della Commissione Difesa, ma non ha mai partecipato ad alcuna missione, però è stata «giustificata» l’80,26% delle volte.

Tutti salvi

Lo scorso aprile il deputato di Alleanza Verdi Sinistra Angelo Bonelli ha scritto ai presidenti di Senato e Camera Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana per chiedere di intervenire contro l’assenteismo parlamentare con un tetto massimo alle assenze e prevedendo la decadenza dal mandato. Gli ha risposto solo Fontana ricordando le norme già in vigore sulla decurtazione e l’articolo 67 della Costituzione sull’assenza di vincolo di mandato. Le norme in vigore prevedono che per ogni giorno di assenza non giustificata vengano decurtati dai 3500 euro di diaria 206,58 euro per i deputati e 224,9 per i senatori a cui possono aggiungersi fino a 500 euro mensili in relazione alla percentuale di assenze da giunte e commissioni. A conti fatti però, fra presenze vere per cui basta il 30% e assenze giustificate, praticamente nessuno ci rimette un euroIl cittadino può ringraziare il partito che candida l’assenteista cronico, non vigila sulla sua effettiva partecipazione ai lavori parlamentari, e gli copre pure le spalle. Abdicando così alla sua funzione di garante verso l’elettore.

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